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Dalla memoria di ieri .. ho scritto: Dr. Giovanna Mulas


 


Sono stata per anni una sterile salottiera di buon talento, stordita da ombelico e premi letterari, testarda e superba, con quella rabbia di riscatto tipica di chi nasce dal niente e col niente cresce. Alla figura di mia madre, amatissima, fragile e schizofrenica (dalla sua malattia è nato il mio Mater Doloris), ha 'supplito', anche nella mia prima educazione letteraria, mio padre; un semplice poeta-contadino con la passione per le arti che mi iniziò a modo suo, con la durezza tipica di una generazione allevata a fascio e cipolla, allo studio dei classici. Ricordo che non avevo ancora compiuto sei anni e già conoscevo a memoria i primi passi della Divina Commedia.
Una cosa in particolare m’insegnò mio padre, ripetendolo fino alla morte: “Non dimenticare mai da dove vieni. Non chi sei, ma da dove vieni”. Solo col tempo avrei capito il significato di questa frase. Ovvii maturazione e cambiamenti hanno prodotto in me i tentativi di omicidio subiti quindi la quasi morte, i lunghi anni trascorsi nel mio “pozzo nero”, quella depressione che ne è venuta assieme alla chiusura alla società e alla mia arte.
La 'rinascita' (una delle mie tante), e i viaggi nel resto nel mondo, nell’altrui sofferenza. E poi l’amore puro per mio marito Gabriel e i nostri sei figli.
Devo dire che la vita mi ha regalato tanto; nonostante il dolore che, attraverso la saggezza dell'oggi, credo sia stato necessario, forse fisiologico per la ragazzina superba. Con l’esperienza ho imparato quanto con la mia professione si possa e si debba fare per gli altri, quanto ambizione, ombelico e specchi servano a poco; quanto sia fondamentale la conoscenza di noi stessi quindi quella altrui, per scriverne: è un viaggio continuo, un messaggio costante e scomodo.
Uno spalancare occhi e mente -proprii e altrui- dove certa maggioranza preferisce, per comodità nichilista,
guardare dal buco della serratura.
Questo me lo devo nel rispetto del dono di un dio burlone o della Natura, di una letteratura che, oggi più che mai, ha il dovere di farsi impegno civile, fuori dall’acritico, dall’apolitico, dallo sterile: specchio della realtà.
Un cammino a piedi scalzi, appunto.
Lungo; so che durerà una vita.

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